“I T(t)amburi di San Rocco” linguaggio universale

“I T(t)amburi di San Rocco” linguaggio universale

le foto sono tratte dalla pagina fb “GIOIOSA IONICA (RC)”

Dicevamo ieri (leggi QUI) di quanto bella sia Gioiosa illuminata a festa.

Diciamo oggi di quanto speciale sia Gioiosa piena dei suoi “T(t)amburi di San Rocco” (leggi QUI).

Già, i tamburi. Già, i suoni. Un autentico linguaggio mondiale, un meraviglioso esperanto. Senza filtri e senza zavorre. Capace di esaltare il rullìo antico e familiare dei tamburinari gioiosani. Capace di coinvolgere attivamente anche i ragazzi africani (richiedenti protezione internazionale) ospiti del Progetto SPRAR di Gioiosa Jonica.

I ragazzi dello SPRAR di Gioiosa Jonica sul palco insieme a Luca Scorziello e Badara Seck - fonte pagina fb GIOIOSA IONICA (RC)

Tamburi locali e percussioni universali che si mischiano e si rincorrono insieme all’organetto calabrese, suoni africani e caraibici a darci il senso dell’apertura, parole di accoglienza e di incontro con i nuovi amici giunti a Gioiosa dai vari sud del mondo: splendida la serata conclusiva del Festival “I Tamburi di San Rocco”.

Questa è la strada: una grande rassegna di percussioni e di suoni da tutto il mondo, per esaltare davvero San Rocco e i suoi tamburi.

Il successo di pubblico e di critica è già in essere, al di là di quelli che possono essere i numeri dei partecipanti ad una rassegna di percussioni dai contenuti forti e anche un pò sofisticata. Sappiamo che i gusti popolari sono molto “addomesticati”, vivono di tendenze e di pressioni: un pò quello che è successo con la riscoperta della tarantella, patrimonio popolare che da dormiente è divenuto autentica insorgenza culturale.

fonte pagina fb GIOIOSA IONICA (QUI)

Bisogna avere un’idea-forza alla guida di un percorso musicale nuovo, senza farsi sopraffare da pericolose ansie e da facili scorciatoie: le percussioni sono un codice linguistico e comunicativo di grande impatto, dal sapore quasi ancestrale, perciò stesse più ostiche da “offrire” al grande pubblico. Ma la coerenza di un progetto, se perseguita con qualità e lungimiranza, raggiunge sempre il suo legittimo e meritato premio. Onore, quindi, all’amministrazione comunale di Gioiosa Jonica, che ha un progetto culturale e anche una coerenza  per svilupparlo concretamente.

Il Festival “I Tamburi di San Rocco” deve andare avanti sulla strada intrapresa: evitando il “copia e incolla” da altre pur consolidate manifestazioni, accrescendo ulteriormente il suo livello qualitativo, aprendosi alle culture musicali di un mondo ampio e plurale. L’edizione di quest’anno, ci è già capitato di sottolinearlo (leggi QUI), segna un primo balzo in avanti sul piano dell’offerta musicale e della contaminazione: la ricerca artistica interregionale de i “Tamburello Cafè”, la pizzica pugliese de “I tamburellisti di Torrepaduli”, il contest di nuovi percussionisti dedicato alla memoria di Franco Lucà, la grande cultura africana di Badara Seck, il miscuglio trascinante di Luca Scorziello e della sua variegata band. Buona anche la direzione artistica e l’organizzazione degli spettacoli, a cura dell’Associazione “Battente Italiana” di Francesco Loccisano.

Questo è il modo migliore di celebrare una figura come quella di San Rocco: in fondo, il santo di Montpellier altri non era che un viaggiatore errante.

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