Articolo senza titolo. Per Massimiliano Carbone

Articolo senza titolo. Per Massimiliano Carbone

Articolo senza titolo. Per Massimiliano Carbone

Io non ho avuto la fortuna di conoscere Massimiliano in vita, ma ho avuto l’onore di incontrare la sua anima e il suo ricordo attraverso gli occhi di Liliana, sua madre, e il sorriso di Irene, sua sorella.

Fra qualche giorno sarà l’anniversario della sua tragica morte. Anzi, del suo ignobile assassinio. Perché Massimiliano non è morto per caso: Massimiliano è morto perché voleva vivere. Massimiliano è morto ammazzato, sotto casa sua, sparato al basso ventre con piombo avvelenato davanti al fratello minore Davide. Sparato e sfregiato al basso ventre con piombo avvelenato perché colpevole di avere amato e procreato.

Massimiliano Carbone 1Io oggi non voglio scrivere un articolo in ricordo di Massimiliano. Io oggi voglio scrivere un articolo in giustizia di Massimiliano. Per la verità giudiziaria che questa terra invoca. Per la verità giudiziaria che spetta a lui, a sua mamma, alla sua famiglia e soprattutto ad Alessandro, il sangue del suo sangue.

Io oggi voglio scrivere che sono esattamente 11 anni che Liliana sopravvive a suo figlio «mentre tromboni e donnette ipocrite sproloquiano dappertutto a proposito di legalità».

Io oggi voglio scrivere che martedì 15 settembre ci sarà la messa in suffragio di questo ragazzo sempre giovane di Locri e che tutti si aspettano una massiccia presenza di esponenti istituzionali al fianco di Franco e di Liliana, di Irene, di Davide.

Massimiliano Carbone

Io oggi voglio scrivere che Liliana è stanca di sentirsi dire da pezzi di istituzioni che «sappiamo che molti sanno ma non parlano perché lei non ha il consenso della società civile».

Io oggi voglio scrivere che il tempo passa e le inadempienze investigative non sono state ancora compensate.

Liliana e Don CiottiIo oggi voglio scrivere che a Liliana viene ripetutamente detto che «Dio c’è, tanto che quelli che hanno fatto del male a vostro figlio “pagaru già”, cioè o sono morti ammazzati o sono in carcere o sono considerati svergognati».

Io voglio scrivere che a Liliana, apertamente ma anche no, vengono dette tante cose. Tantissime. Ma voglio anche scrivere che queste rimangono solo parole. I fatti latitano. Come i mafiosi.

Io oggi voglio scrivere un accorato messaggio di aiuto alla magistratura e alle forze dell’ordine: riaprite il caso. Scavate a fondo. Riesaminate gli elementi che possedete. Rivalutate la veridicità di alcune prove che avete acquisito. Ridate orgoglio a questa terra. Date giustizia a Massimiliano e alla sua famiglia. Date seguito a quello che promise l’allora superprefetto, oggi scomparso, Luigi De Sena a nonna Liliana: «La credibilità dello Stato e delle Istituzioni si difende nell’assicurare i rei alla Giustizia e nel far sì che nessuna madre debba più piangere un figlio». Fatelo. Ora.

Giuseppe Trimarchi

Massimiliano Carbone da bambino

(Massimiliano Carbone da bambino)

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