“La guerra, i social network ed il buon senso”

“La guerra, i social network ed il buon senso”

“La guerra, i social network ed il buon senso”.

Facebook spesso e volentieri è una finestra sul mondo, un riflesso virtuale dei comportamenti umani reali.
Dopo i tremendi fatti di Parigi, sui social network si è letto tutto ed il contrario di tutto:
Chi auspica la guerra per ottenere la pace, chi fa confusione tra migranti disperati e criminali addestrati, chi condanna le responsabilità occidentali e chi desidera l’estinzione dei medio – orientali, chi è a favore dell’espulsione e chi predilige l’integrazione, chi si scaglia contro la religione e chi concede a Dio l’assoluzione, chi non perde la speranza e chi non vede soluzione.
Buonista o razzista, interventista o pacifista.
Slogan e ashtag sembrano essere la nuova frontiera della solidarietà, o addirittura della preghiera (#PrayforParis, #PrayForTheWorld, a seconda dei punti di vista).Pray for Paris evidLe immagini del profilo vengono modificate quasi per gioco, per tendenza.
Eppure non ricordo le bandiere del Libano dopo l’attentato a Beirut, o quelle del Kenya dopo lo carneficina di studenti fatta dagli jihadisti.
Anche le tragedie diventano strumento per la ricerca del facile consenso, e poco importa quanto si conosca il fenomeno di cui si parla.
Non si fraintenda: sacrosanta è la libertà di espressione, ben diversa però dall’esprimersi per omologazione.
La situazione in Europa e nel mondo è seria e molto preoccupante.
La soluzione non è semplice e certamente nessuno di noi ne ha una in tasca.
La Francia ieri ha attaccato massicciamente le basi Isis in Siria.
Il Primo Ministro francese Valls oggi ha affermato che dalle loro informazioni nuovi attacchi jihadisti in Europa nei prossimi giorni non sono da escludere.
Insomma, il concetto di guerra mondiale “a pezzi” di cui parla Papa Francesco non sembra affatto fantasioso.
E la guerra non è un gioco, né si ferma con un ashtag.
Per questi motivi paura, dolore e sdegno sono comprensibili, necessari, ed è lecito che aumentino quando le tragedie ci riguardano più da vicino.
Per questi stessi motivi, però, il buon senso è quanto mai d’obbligo.

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