RIFLESSIONE IN MEMORIA DI ANNA FRANK

RIFLESSIONE IN MEMORIA DI ANNA FRANK

Gli ultras della Lazio hanno lasciato nella curva dei tifosi della Roma immagini di Anna Frank, vittima-simbolo dell’Olocausto, con la maglia giallorossa, in segno di offesa verso gli avversari.
Ho letto Il Diario di Anna Frank quando frequentavo le scuole medie.
Mi ero idealmente affezionato a quella ragazzina che, più o meno alla mia età di allora, si era trovata a dover vivere nascosta con la propria famiglia in un rifugio segreto, senza poter uscire né fare rumore, nel tentativo di sfuggire alla follia tedesca.
Il diario era diventato la sua sola valvola di sfogo, il suo porto sicuro, l’amico fidato a cui rivelare il suo amore per Peter, le sue paure, i suoi sogni.
Amare, temere, sognare: tracce di umanità in risposta alla bestialità, emblemi di un’adolescenza negata ma comunque desiderata, a tratti immaginata.


Anna Frank scriveva sul diario, ed in questo modo viveva. Voleva diventare una scrittrice, e la scrittura ha avuto per lei una funzione salvifica.
Utilizzare il suo volto per offendere i tifosi rivali è un atto di misera ignoranza, di pura stupidità.
La stupidità non conosce pudore, né pentimento, né vergogna.
Il volto di Anna Frank andrebbe però tenuto ben impresso nelle menti di noi tutti, per non dimenticare quello che l’umana crudeltà è capace di compiere.
La sua memoria, così come quella delle altre vittime delle guerre e dei genocidi, viene calpestata ogni qualvolta si sceglie la violenza o la discriminazione, cedendo alla logica della sopraffazione dell’uomo sull’uomo.
Il miglior modo per dare valore al ricordo di Anna Frank e alle parole che ci ha lasciato attraverso il suo diario, è evitare che tragedie come la sua possano ripetersi.

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