A chi giova il fallimento del Kaulonia Tarantella Festival? Parte 3

A chi giova il fallimento del Kaulonia Tarantella Festival? Parte 3

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A chi giova il fallimento del Kaulonia Tarantella Festival? Parte 2

 

Per rispondere alla domanda che ci siamo posti, ossia se il fallimento dell’edizione 2017 del Kaulonia Tarantella Festival faccia comodo a qualcuno, può essere utile richiamare anche l’opinione di Angelo Maggio, rilasciata a Giovanna Senatore di crotoneinforma.it e ripresa da Ciavula il 18 agosto 2016. Come quanto scritto da Danilo Gatto anche Angelo Maggio può aiutarci ad aprire gli occhi sulla realtà che si nasconde dietro il modo di intendere gli eventi culturali da parte di taluni protagonisti della politica.

<<Angelo Maggio etnofotografo catanzarese che in passato si è occupato dell’organizzazione di folk festival e dunque certe dinamiche le conosce bene. La sua appartiene a quelle figure direi stoiche che in Calabria spesso risultano spigolose, perché nella conoscenza delle cose non lascia nulla al caso e i suoi interventi risultano scomodi perché toccano i nervi scoperti di un mondo, quello della Cultura in Calabria, che spesso è concepita nella sua dimensione solo utilitaristica. E così bisogna leggerlo tra le righe per comprenderla la sua amara ironia soprattutto quando parla della necessità di rimanere integri in una terra come la nostra in cui diviene sempre più difficile difendere i propri valori etici.

Sei stato certamente un pioniere tra quanti hanno tentato di valorizzare il mondo delle tradizioni popolari calabresi, ma il tuo entusiasmo organizzativo ha poi ceduto il passo a una sorta di delusione e hai deciso di lasciare quel mondo. Ci spieghi perché?

Pioniere mi sembra esagerato. Io non avevo alcuna esperienza nell’organizzazione di eventi ma facevo parte di una associazione che si occupava di ricerca nel campo delle tradizioni popolari. Da qualche anno andavo in giro a scattar foto alle feste tradizionali e quindi sono stato trascinato in questo mondo. Il mio allontanamento è scaturito dal fatto che nel 2008 si è sancito a mio parere un principio. I folk festival da eventi rivolti a promuovere il patrimonio culturale immateriale delle classi subalterne erano diventati “armi di distrazione di massa” utilizzati da una certa classe politica che intuisce quanto le tarantelle potevano essere un business. Già nel 2004 un consigliere comunale di Caulonia tentò di imporre alcune linee guida a noi dell’organizzazione, ma Il nostro secco rifiuto e la vittoria alle successive elezioni dell’avv. Pier Francesco Campisi congelò le sue speranze. Nuove elezioni ribaltarono ancora la situazione, ma fu nel 2008 che il festival venne letteralmente cooptato. Con la delibera 270 del 29 luglio 2008 la giunta manda letteralmente a casa la mia associazione “al fine di consentire a questo ente di poter organizzare direttamente e secondo le direttive indicate dal Consiglio Comunale, la manifestazione in oggetto, ritenuta patrimonio non solo di tutta la cittadinanza di Caulonia ma anche di quella dell’intera locride”. In pratica un evento era divenuto “patrimonio” e quindi doveva essere gestito dalla politica. La cosa mi sembrò l’inizio della parabola per cui abbandonai i folk festival e la mia associazione, ma rimane una vicenda complessa che ha avuto un seguito>>.

Continua…

 

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