Angsa Calabria: solidarietà al bimbo autistico vittima di maltrattamento

Angsa Calabria: solidarietà al bimbo autistico vittima di maltrattamento

Riceviamo e pubblichiamo

Angsa( associazione genitori soggetti autistici) calabria esprime la solidarietà al bambino di Polistena maltrattato dalla sua insegnante di sostegno e si unirà alle altre Associazioni che già hanno espresso la volontà di costituirsi parte civile nel processo.

E’ una triste notizia che periodicamente compare sui media e che manifesta una insoluta questione di inclusione degli alunni con disabilità.

Per scongiurare che simili episodi si ripetano è necessario individuare e superare le criticità dell’organizzazione scolastica.

La legge 104 è lo strumento che deve garantire l’accoglienza e l’integrazione a scuola degli alunni con disabilità. Si è ridotta con gli anni ad essere utilizzata prevalentemente a tutela della forza lavoro per i permessi ed i trasferimenti che giustamente sono stati previsti piuttosto come normativa per organizzare servizi più efficienti e con personale insegnante meglio qualificato. La 104 prevede accordi di programma tra Enti territoriali che non sono mai stati sfruttati mentre l’alunno con disabilità, specialmente quello portatore di disabilità psichica e del neurosviluppo, veniva confinato con rapporto uno ad uno presso qualche saletta o sgabuzzino perché non doveva disturbare la classe. La proliferazione del numero di insegnanti di sostegno ( oggi 165000 su una popolazione di 206000 alunni ) è servita a creare un esercito di posti in deroga composto da personale assolutamente inqualificato. E’ un serbatoio di posti di lavoro fuori controllo che serve a fare clientelismo mentre spesso lo studente con disabilità diventa lo strumento per un nuovo posto di lavoro.

Bisogna spezzare questa catena e la più recente riforma che la legge 107 detta “Buona Scuola” ancora non ha trovato piena applicazione con i decreti delegati non ancora completi ed applicati.

Non è accettabile che ancora oggi l’insegnante di sostegno si prende carico dell’alunno e lo gestisce per tutto il tempo fuori dalla classe. Questa è una responsabilità dei dirigenti scolastici che non sono innocenti quando succedono episodi come questo di cui ci stiamo occupando. Così come non è più accettabile che il dirigente scolastico nomini con il ruolo del sostegno insegnanti che spesso non hanno nemmeno il titolo di studio specifico e men che meno nessuna formazione sulla disabilità. Questi insegnanti, salvo felici eccezioni di cui tante famiglie con alunni con disabilità, compreso la mia, possono testimoniare, non hanno nessun altro interesse che acquisire punteggi per accedere a posizioni curricolari. Anche questa è una responsabilità della Scuola se bastano solo 3 mesi di supplenza per meritare lo stesso numero di crediti di un corso master annuale. E come se la scuola disincentivasse la formazione.

L’insegnante di sostegno non è l’insegnante personale dell’alunno bensì il sostegno alla classe dove l’alunno con disabilità ha il diritto ad accedere ed essere costantemente presente. Il dirigente scolastico ha il dovere di predisporre questa organizzazione e così sarà più difficile che nell’intimità di uno sgabuzzino possono ripetersi simili episodi

Giovanni Marino

Presidente Angsa Calabria

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