“Grazie!”: Cristiano Fantò racconta il servizio civile presso la Cooperativa Pathos

“Grazie!”: Cristiano Fantò racconta il servizio civile presso la Cooperativa Pathos

Quando ho iniziato a svolgere il Servizio Civile presso la Cooperativa Pathos, nel dicembre del 2017, sapevo che questa si occupasse del sociale, ma non conoscevo né le modalità di lavoro né il ruolo che nello specifico mi sarebbe stato assegnato.
Oggi, a quasi un anno da quel giorno e a percorso praticamente concluso, posso affermare che è stata un’esperienza straordinaria e completa, che mi ha consentito di acquisire preziose competenze e, soprattutto, mi ha fatto crescere e maturare come persona.
In un momento storico caratterizzato da sentimenti di forte avversione nei confronti del diverso e dalla diffusa indifferenza di fronte alle difficoltà dei soggetti più fragili, la Pathos è senza dubbio il posto migliore in cui potessi capitare: recarmici ogni giorno ha rappresentato una sorta di boccata d’ossigeno quotidiana, un vero e proprio antidoto contro il veleno, le menzogne e le mistificazioni strumentali che puntualmente giungono dai rappresentanti di un’Italia sempre più chiusa e diffidente.
La Pathos è una realtà in cui si è contagiati dalla convinzione che la costruzione di un mondo migliore, più giusto e più equo, sia ancora possibile; è una realtà in cui si ha ancora la forza di mettere al centro dei propri progetti l’essere umano e i suoi bisogni; è una realtà in cui la diversità di cultura, di opinione e di provenienza costituisce un imprescindibile valore aggiunto; è una realtà in cui chiunque viene valorizzato e messo nelle condizioni di lavorare secondo le proprie attitudini e peculiarità; è una realtà che promuove un modello di integrazione concreto e tangibile, nell’ottica di un concetto globale di umanità.
Durante questo intenso anno ho avuto il privilegio di raccogliere la diretta testimonianza di chi è arrivato in Italia lasciandosi alle spalle situazioni drammatiche, per noi difficili anche solo da immaginare, e oggi è perfettamente integrato nella comunità cauloniese. Ascoltare quelle storie ha ampliato i miei orizzonti e mi ha ricordato quanto sia importante imparare a guardare la realtà da punti di vista diversi; la conoscenza e il confronto sono le migliori armi a nostra disposizione per sconfiggere l’odio e i pregiudizi.
Come volontario del Servizio Civile ho cercato di dare il massimo, ma se questa avventura si è rivelata così positiva il merito è delle meravigliose persone che ho incontrato, a partire dal Presidente fino ad arrivare agli altri volontari del Servizio Civile e a tutti i dipendenti/collaboratori della Cooperativa stessa. Sin dall’inizio ho apprezzato la serietà, la determinazione e la passione con cui lavorano e resistono in un territorio che presenta gravi difficoltà socio-economiche come quello calabrese, e in un settore oggi particolarmente (e ingiustamente) colpito e screditato dalla politica nazionale.
A ciascuno di loro vanno il mio affetto, la mia stima e la mia riconoscenza: sono fermamente convinto che il valore delle esperienze che viviamo nel corso della nostra esistenza sia dato dalla qualità delle persone con cui abbiamo la fortuna di condividerle.

Grazie, per aver fatto di me una persona forse migliore, certamente più consapevole. Sono sicuro che continueremo a guardare nella stessa direzione: quella degli ultimi, quella di chi ha più bisogno, quella degli esseri umani.
Anche le avventure più belle finiscono, ma ciò che si è costruito e vissuto insieme rimane.
La Pathos è una famiglia, e non si smette mai di far parte di una famiglia.
Quando ho iniziato a svolgere il Servizio Civile presso la Cooperativa Pathos, nel dicembre del 2017, sapevo che questa si occupasse del sociale, ma non conoscevo né le modalità di lavoro né il ruolo che nello specifico mi sarebbe stato assegnato.
Oggi, a quasi un anno da quel giorno e a percorso praticamente concluso, posso affermare che è stata un’esperienza straordinaria e completa, che mi ha consentito di acquisire preziose competenze e, soprattutto, mi ha fatto crescere e maturare come persona.
In un momento storico caratterizzato da sentimenti di forte avversione nei confronti del diverso e dalla diffusa indifferenza di fronte alle difficoltà dei soggetti più fragili, la Pathos è senza dubbio il posto migliore in cui potessi capitare: recarmici ogni giorno ha rappresentato una sorta di boccata d’ossigeno quotidiana, un vero e proprio antidoto contro il veleno, le menzogne e le mistificazioni strumentali che puntualmente giungono dai rappresentanti di un’Italia sempre più chiusa e diffidente.
La Pathos è una realtà in cui si è contagiati dalla convinzione che la costruzione di un mondo migliore, più giusto e più equo, sia ancora possibile; è una realtà in cui si ha ancora la forza di mettere al centro dei propri progetti l’essere umano e i suoi bisogni; è una realtà in cui la diversità di cultura, di opinione e di provenienza costituisce un imprescindibile valore aggiunto; è una realtà in cui chiunque viene valorizzato e messo nelle condizioni di lavorare secondo le proprie attitudini e peculiarità; è una realtà che promuove un modello di integrazione concreto e tangibile, nell’ottica di un concetto globale di umanità.
Durante questo intenso anno ho avuto il privilegio di raccogliere la diretta testimonianza di chi è arrivato in Italia lasciandosi alle spalle situazioni drammatiche, per noi difficili anche solo da immaginare, e oggi è perfettamente integrato nella comunità cauloniese. Ascoltare quelle storie ha ampliato i miei orizzonti e mi ha ricordato quanto sia importante imparare a guardare la realtà da punti di vista diversi; la conoscenza e il confronto sono le migliori armi a nostra disposizione per sconfiggere l’odio e i pregiudizi.
Come volontario del Servizio Civile ho cercato di dare il massimo, ma se questa avventura si è rivelata così positiva il merito è delle meravigliose persone che ho incontrato, a partire dal Presidente fino ad arrivare agli altri volontari del Servizio Civile e a tutti i dipendenti/collaboratori della Cooperativa stessa. Sin dall’inizio ho apprezzato la serietà, la determinazione e la passione con cui lavorano e resistono in un territorio che presenta gravi difficoltà socio-economiche come quello calabrese, e in un settore oggi particolarmente (e ingiustamente) colpito e screditato dalla politica nazionale.
A ciascuno di loro vanno il mio affetto, la mia stima e la mia riconoscenza: sono fermamente convinto che il valore delle esperienze che viviamo nel corso della nostra esistenza sia dato dalla qualità delle persone con cui abbiamo la fortuna di condividerle.
Grazie, per aver fatto di me una persona forse migliore, certamente più consapevole. Sono sicuro che continueremo a guardare nella stessa direzione: quella degli ultimi, quella di chi ha più bisogno, quella degli esseri umani.
Anche le avventure più belle finiscono, ma ciò che si è costruito e vissuto insieme rimane.
La Pathos è una famiglia, e non si smette mai di far parte di una famiglia.

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