…e dissero tutti: “Felici e contenti”

…e dissero tutti: “Felici e contenti”

“Vaffanculo!”, di qua. “Va ‘mmazziti!”, di là. “Ma non mi rumpìri i cugghiuni”, di su. “Fatti i cazzi toi”, di giù. Stavamo perdendo la guerra più facile degli ultimi tre secoli e ci accanivamo contro i nostri simili. Che poi, mi dirai, che vuol dire “nostri simili”? E io ti direi che parliamo di bipedi, mammiferi, discendenti dalla famiglia delle scimmie. E tu mi diresti che l’evoluzione sta ancora in atto e che non siamo ancora smarcati dalla discendenza. E io ti direi che un’esame di coscienza è sempre necessario, a volte salvifico. E tu mi diresti che non v’è nulla di salvifico nel breve lasso di tempo che ci è concesso prima della fine dei nostri giorni. E io ti direi che il concetto di breve lo associo a Pipino. E tu mi diresti che non hai mai visto “Il Signore degli Anelli”. E io ti direi che l’ho letto ma sei fuori tema. E tu mi diresti che se stiamo parlando a ruota libera la tua associazione di idee vale tanto quanto la mia. E io ti direi che i criceti fanno un bel lavoro, a ben pensarci. E tu mi diresti che i criceti sono solo dei topi, e io ti direi che parlare tra uomini implica uno sforzo di base minimo. E tu mi diresti che stai parlando con me. E io ti direi che stai parlando. E tu mi diresti “con te”. E io ti direi che io ti sto ascoltando prima di parlare. E tu mi diresti che non hai capito. E io ti direi che ti sto ascoltando prima di parlare. E tu mi diresti che hai capito ma non colleghi. E io ti direi che tra colleghi serve darsi una mano. E tu mi diresti che hai una collega bona che manco ti guarda. E io ti direi che il margine di ragionamento c’è sempre ma serve applicazione. E tu mi diresti che hai scaricato qualcosa ma non funziona. E io ti direi che le funzioni base le abbiamo di default. E tu mi diresti che il francese non ti è mai piaciuto. E io ti direi che le lingue sono importanti. E tu mi diresti che sei di bocca buona. E io ti direi che vanno considerate le variabili che intercorrono tra i valori nutrizionali e il piacere di mangiar bene. E tu mi diresti che sai cucinare bene. E io ti direi che mi fido ma non mi hai mai invitato a cena. E tu mi diresti che non ti sai regolare quando devi cucinare per più di uno. E io ti direi che basta moltiplicare per il numero di invitati. E tu mi diresti che non è così facile come penso. E io ti direi che penso sempre alla soluzione più facile. E tu mi diresti che sono un sempliciotto. E io ti direi che la semplificazione delle cose è sottovalutata. E tu mi diresti che hai a cuore le sorti del tuo domani. E io ti direi che il domani è una forma insulsa di ciò che rimandiamo oggi. E tu mi diresti che non hai capito. E io ti direi che l’evoluzione parte dal principio secondo il quale ogni giorno deve aggiungere qualcosa all’oggi, se non vogliamo considerare perso il tempo che ci è concesso. E tu mi diresti che sei d’accordo ma ci sono troppe variabili da considerare. E io ti direi che è proprio la considerazione dell’oggi che determina la buona riuscita del piano. E tu mi diresti che non hai nessun piano. E io ti direi che forse dovresti averlo. E tu mi diresti che sei bravo a improvvisare. E io ti direi che il tuo concetto di bravo sembra fagliante. E tu mi diresti che non conta cosa penso io. E io ti direi che hai ragione ma non posso farne a meno. E tu mi diresti che ci hai pensato ma sei giunto a un punto morto. E io ti direi di tornare indietro e cambiare strada. E tu mi diresti che ci hai provato ma ti sei perso. E io ti direi che non esiste fortuna migliore del perdersi. E tu mi diresti che la faccio facile. E io ti direi che il tuo concetto di facile è troppo complicato. E tu mi diresti che il fine giustifica i mezzi. E io ti direi che questa l’ho già sentita. E tu mi diresti che sono intelligente. E io ti direi che me ne faccio poco, ma poco. E tu mi diresti che la conoscenza è alla base del saper vivere. E io ti direi che senza un piano B, la conoscenza non serve poi a molto. E tu mi diresti che la pianificazione è roba da fissati. E io ti direi che ricordo bene di quando mi hai detto di essere bravo a improvvisare ma ti stai incartando. E tu mi diresti che non sei un torrone. E io ti direi che sono un terrone. E tu mi diresti che non ti piacciono i giochi di parole. E io ti direi che i fuochi delle gole vanno annaffiati e spenti. E tu mi diresti che seppur rispetti i pompieri non hai mai pensato di dar loro una mano. E io ti direi che a volte basta uno sguardo. E tu mi diresti che sono beffardo. E io ti direi che il traguardo non era quello. E tu mi diresti che la sto forzando. E io ti direi che stiamo parlando. E tu mi diresti che sto parlando solo io. E io ti direi di riascoltare la registrazione in mano agli inquirenti. E tu mi diresti che conosci uno che lavora in questura. E io ti direi che potrebbe non essere sufficiente. E tu mi diresti che è uno buono. E io ribadirei che il tuo concetto di buono mi lascia perplesso. E tu mi diresti che sei uno che se la cava anche nelle difficoltà. E io ti direi che mi hai appena fatto presente che conosci uno che lavora in questura. E tu mi diresti che non significa niente. E io ti direi che potrebbe significare molto. E tu mi diresti che la cosa importante è che stiamo bene. E io ti direi che sto male. E tu mi chiederesti perché sto male. E io ti risponderei che è una cosa che sto cercando di risolvere. E tu mi diresti che conosci una brava psicologa. E io ti direi che l’ultima brava psicologa che ho incontrato ora è in terapia. E tu mi diresti che sto mentendo. E io ti direi che sono serio. E tu mi diresti che sei serio. E io ti direi che il tuo concetto di serio non mi convince ma faccio finta che mi convinca. E tu mi diresti che la convinzione mi fotte. E io ti direi che hai ragione e che lo facciamo solo perché ciò che ci interessa, nonostante tutto, è vivere felici e contenti. E tu ti diresti felice e contento. E io smetterei di parlare.

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