“Paura dal profondo”, un albo di Nathan Never ambivalente e che nasconde sorprese

“Paura dal profondo”, un albo di Nathan Never ambivalente e che nasconde sorprese

Paura dal profondo è l’albo numero 101 di Nathan Never.

Un albo, pubblicato nell’ottobre 1999, che si preannunciava sicuramente impegnativo dopo ben 4 splendide storie iniziate nei numeri 97 e 98, con “Oltre il tempo e lo spazio” e “Il divoratore di mondi” di Stefano Vietti, e proseguite con l’incredibile numero 99 “La vendetta di Selena” di Antonio Serra e poi con lo splendido “Il numero cento” scritto da Bepi Vigna e tutto a colori, come da tradizione bonelliana.

Continuare le avventure di Nathan Never mantenendo lo stesso livello qualitativo e immaginifico di quelle storie non era affare semplice e il compito è toccato a Stefano Piani.

La copertina mi ha dato subito l’impressione di promettere bene ma poi visto lo sceneggiatore devo ammettere che mi è partita l’orticaria. Di certo non dovuta all’indiscutibile bravura di Piani, ottimo sceneggiatore, ma memore delle diverse storie poliziesche che proprio lui aveva scritto nei mesi precedenti e che mi avevano annoiato a morte, non essendo io un amante dei gialli. Roba, per i miei gusti, da rischiare di farmi abbandonare la lettura di Nathan Never. Se lo avessi fatto però mi sarei perso la bellezza degli albi che ho elencato prima e chissà di quanti altri che ancora dovrò leggere.

Comincia dunque la lettura dell’albo ed ecco nel prologo un misterioso omicidio. Si capisce però che l’assassino non è il solito serial killer e questo mi accende una speranza. Poi però cominciano le indagini, gli interrogatori, l’inseguimento di un sospetto che non è di certo colpevole e torna l’incubo che Nathan Never, da fumetto fantascientifico che sa regalare emozioni e spunti innovativi venga riprecipitato negli schemi tradizionali, e per me mortalmente triti e ritriti, del poliziesco fine a se stesso. Ma, quando mi sto rassegnando, ecco i colpi di scena. Intorno a metà albo saltano fuori i nanoidi, poi July Frayn e la sua gravidanza, si scopre che l’assassino è una creatura mostruosa (una sorta di tecnodroide) e riecco Aristotele Skotos. E allora, finalmente, l’albo fugge dai canoni predefiniti del thriller e vira rapidamente e imprevedibilmente verso l’avventura, per la mia gioia, e si ricolloca nella continuity della serie.

Letta l’ultima pagina non mi resta che fare ammenda per i miei pregiudizi verso Stefano Piani, che dimostra di sapersi dedicare magistralmente anche a sceneggiature meno ingessate e più avventurose, e rilevare che Nathan Never diventa sempre più interessante!

P.s: Ricordo che è nato un nuovo gruppo facebook dedicato a Nathan Never. Se vuoi iscriverti puoi farlo a questo link: https://www.facebook.com/groups/1191240381488554

E magari fammi sapere cosa ne pensi dell’albo numero 101.

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