Pasquale Aiello ricorda il “Che”

Pasquale Aiello ricorda il “Che”

di Pasquale Aiello

Ancora oggi in tutto il mondo, dopo 56 anni dalla morte, tanta gente, tanti popoli avvertono la necessità di commemorare il grande rivoluzionario cubano di origini argentine Ernesto ‘Che’ Guevara, ‘el guerrillero heroico’ che l’8 ottobre 1967 fu catturato in Bolivia dall’esercito del dittatore René Barrientos Ortuño sostenuto dalla CIA, e il giorno seguente, a sangue freddo fu assassinato. Non si poteva tenerlo in vita perché con le sue idee, in giro per il mondo soprattutto in america latina, con la purezza e il coraggio che gli erano propri, stava diffondendo il credo socialista. Sono sempre più, coloro che ammirando la sua immagine e grazie alla sua storia di combattente per la libertà, sono portati a credere e convincersi che esistano sul nostro pianeta uomini e donne che lottano contro le ingiustizie al fianco degli ultimi senza aspettarsi nulla in cambio. Il ‘Che’ è l’emblema stesso dell’amore altruista e disinteressato verso l’umanità.

Milioni di esseri umani senza distinzione di colore, di nazionalità o di appartenenza amano incondizionatamente questo guerriero del ventesimo secolo che ogni giorno vive nelle lotte per la libertà, per i diritti e l’emancipazione degli indifesi e degli ultimi della terra, contro il capitalismo e l’imperialismo.

Ernesto Guevara è diventato un rivoluzionario dopo aver toccato con mano la sofferenza di tanti popoli viaggiando per tutto il sudamerica e dopo essersi laureato in medicina, perché egli davvero credeva e voleva la felicità e l’autodeterminazione dell’essere umano. Ha speso la propria vita lasciando casa e famiglia, animato da una sensibilità umana nei confronti degli emarginati e della gente oppressa, lottando contro tutte le ingiustizie e le diseguaglianze, lo sfruttamento e la sopraffazione, per costruire un mondo nuovo, ma anche un uomo nuovo, ‘hombre nuevo’ perché il progresso non serve solo per creare fabbriche ma anche per fare belle persone. Egli era un comunista-rivoluzionario e da buon marxista era convinto che il comunismo non doveva essere il fine ultimo ma il movimento per cambiare lo stato delle cose. Era un comunista senza partito perché considerava i partiti come realtà organizzative statiche, intransigenti e rigide, ‘un partito che ristagna si imputridisce’. Era un combattente molto erudito e preparato. Dai suoi scritti e dai suoi discorsi infatti si può comprendere come anche in campo economico il ‘Che’ fosse assolutamente competente e capace di immaginare, con la sua immensa cultura e la vastità di idee progettuali, un futuro realmente concreto per gli esseri umani.

Era molto amato e seguito tra la gente comune, ma sapeva destreggiarsi anche in mezzo ai potenti, capeggiando delegazioni di governo e incontrando capi di stato di diversi paesi. Era stimato per il coraggio e la coerenza che dimostrava nel denunciare i responsabili di tutte le ingiustizie contro chiunque e in ogni luogo, come quando nel 1964, il governo socialista cubano lo scelse, in qualità di ministro dell’industria, a farsi rappresentare all’assemblea generale dell’ONU ed egli, che della Rivoluzione cubana conclusasi nel ‘59, insieme a Fidel Castro era stato uno dei maggiori artefici unitamente ai militanti del gruppo ‘26 luglio’, si scagliò senza pauracontro l’imperialismo americano ritenuto colpevole di tutta la miseria dei popoli del sud del continente.

Un rivoluzionario del ‘900, insomma, che ha donato le sue migliori energie a livello fisico ma anche intellettivo per riscattare tutti i disgraziati e gli infelici della terra e restituire loro la dignità, con la consapevolezza che nessuno potrà mai essere felice fino a quando tutti indistintamente non lo saranno.

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