Nathan Never come un pendolo, dalla migliore fantascienza al peggiore poliziesco

Nathan Never come un pendolo, dalla migliore fantascienza al peggiore poliziesco

Proseguo nella lettura delle avventure di Nathan Never. Sono ancora molto indietro rispetto all’evoluzione del fumetto, considerato che ho appena finito di leggere l’albo numero 98, pubblicato nel lontano luglio 1999.

E, come fatto altre volte, intendo scrivere le mie impressioni su quanto ho letto.

Come ho scritto nel titolo le mie emozioni durante la lettura sono altalenanti, passano dall’entusiasmo per delle splendide avventure spaziali e fantascientifiche alla noia mortale di inutili albi polizieschi.

Immagino che tra i lettori di Nathan Never ci saranno anche gli amanti del poliziesco (anche se non capisco perchè visto che doveva essere un fumetto fantascientifico) ma io non sono tra questi.

Un esempio di questa duplicità è proprio rappresentato dall’avventura doppia che ho appena finito di leggere, racchiusa negli albi della serie regolare numeri 97 e 98, in confronto ad Agenzia Alfa numero 4, di cui sono arrivato con enorme fatica a metà volume imprecando ad ogni pagina.

Nel primo caso Stefano Vietti, le cui sceneggiature hanno sempre una marcia in più (non a caso è stato uno dei genitori di Dragonero, il miglior fumetto in circolazione attualmente), ci porta allo scontro con una razza aliena che rischia di distruggere la Terra. Nell’avventura ci sono dei lucertoloni giganti, porte che conducono oltre il tempo e lo spazio, mondi spazzati via dalla furia aliena, basi sotterranee, armi futuristiche, estinzioni di massa e tecnologie inimmaginabili. Che detto così sembra quasi una caricatura ma come lo racconta Vietti diventa una storia bellissima, che si legge d’un fiato senza mai staccare gli occhi dalla pagina.

Di contro Agenzia Alfa n.4 (giugno 1999) smentisce clamorosamente i numeri precedenti. Il numero 3, “I fiumi del cielo”, è strepitoso. Branko viene arruolato tra gli Agenti Alfa e la storia è mozzafiato (indovinate chi l’ha scritta… esatto, Vietti).

Invece il 4 non è costituito da un’unica lunga avventura ma da tre storie (che di per sè non è certo un male). Ne ho letto fino adesso, con una fatica immane, solo la prima e metà della seconda, entrambe scritte da Stefano Piani. L’unico riferimento fantascientifico che si può immaginare è la noia cosmica di un prodotto che verrebbe da lanciare dalla finestra, se non ci fosse il rischio di ferire qualcuno visto il peso del tomo.

La prima storia vede protagonista May ed è un colpo alla fedeltà del lettore che acquista ogni prodotto targata Nathan Never. La trama racconta una indagine scontata che fa sbadigliare (o incazzare) dalla prima all’ultima pagina. La seconda forse è ancora peggio, con una prostituta ammazzata (ma dai? che fantasia!) e Andy Havilland che va alla ricerca dell’assassino…

Per quanto mi riguarda non potrebbero esserci prodotti più contrastanti. Quando Never diventa un poliziesco mi sembra un fumetto di bassissimo livello, assolutamente indegno delle vette che raggiunge con le storie di fantascienza. Ed è incredibile che si passi dal paradiso all’inferno in questo modo. Capisco che ci devono essere dei riempitivi ma la frequenza con cui venivano propinate storie poliziesche è davvero eccessiva. Non so se anche nei volumi che leggerò in futuro proseguirà questo indegno balletto, ma spero proprio di no! Non vedo l’ora di lasciarmi alle spalle questo terribile Agenzia Alfa per passare all’Almanacco Fantascienza 1999 (sto leggendo tutto in ordine di pubblicazione) ma soprattutto alla serie regolare, che promette bene con il numero 99, “La vendetta di Selena” e poi col numero 100, dove sicuramente sarà la fantascienza a fare da padrona.

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