Con “Gli infernauti” ho ritrovato il miglior Dylan Dog

Con “Gli infernauti” ho ritrovato il miglior Dylan Dog

Dylan Dog 434 “Gli Infernauti” è il seguito dell’albo 408 ma l’ho letto senza conoscere quest’ultimo e me lo sono goduto lo stesso. Me lo sono goduto così tanto che sono qui a scriverne.

Lo ammetto, Dylan Dog mi entusiasmava enormemente quando ero adolescente, poi ad un certo punto smisi di leggerlo perché divenne monotono. Ma la storia dell’albo 434 è una di quelle che ti fanno ritrovare la voglia di seguire le avventure dell’indagatore dell’incubo.

L’idea di base è tanto semplice quando brillante, perché mescola un luogo comune, gli anziani che stanno a guardare i cantieri, con una prospettiva sovrannaturale e misteriosa.

Perché quegli innocui e un po’ rimbecilliti anziani che trascorrono le giornate osservando i cantieri in realtà sono dei guardiani che difendono l’umanità da una possibile invasione degli esseri che vivono nelle profondità della Terra e che i buchi che scaviamo potrebbero liberare.

Un’idea che potrebbe dare vita ad un’epopea, ad una saga letteraria, ad una trilogia fantasy/horror. E invece, per ora, ha prodotto due albi di Dylan Dog.

Ovviamente, anche grazie alla disponibilità dell’ufficio stampa Bonelli, ho potuto leggere anche il 408.

In queste storie c’è tanto Lovecraft coi suoi Miti di Cthulu, c’è avventura, c’è sorpresa. E c’è molto del Dylan Dog che mi è sempre piaciuto.

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